sabato 30 luglio 2016
mercoledì 27 luglio 2016
UAPPA
Eccomi qui, anche stamattina, e così sarà fino al giorno benedetto della pensione, dietro questo vetro pieno di ditate come quei parlatori carcerari che si vedono in certi gialli americani dell’anteguerra, a timbrare pratiche e a raccogliere prenotazioni di mini kit di Euro…Uffa! Questo "posto d’oro" è la mia maledizione e la mia droga, di cui, dopo ventidue anni, non posso più fare a meno, si sa, per vivere bisogna mangiare, e oltre a mangiare, pagare l’affitto, le bollette, le rate della Punto…E’ subito dopo la mia laurea in lingue che ho accantonato i miei sogni. Tutti quanti. Diventare docente universitaria, girare il mondo, Egitto, Grecia, California.…Invece ho partecipato al dannato concorso, l’ho pure vinto…Ed eccomi ancora qui, signore prego, la sua domanda di fido, l’OPV dell’Olivetti? Ci risentiamo a fine settimana…Eccomi qui a sentirli brontolare tutti quanti come se dipendesse da me se l’indice Nasdaq scende, se Wall Street perde l’1,10% e Milano il 5% per simpatia…Accidenti!
Pausa caffè. La macchinetta lo fa buono, non c’è che dire. Ne bevo troppi e divento nervosa, a casa e in ufficio. Vivo sola. Prenderei un cane, se avessi la possibilità di piazzarlo da qualche parte quando vado in ferie: purtroppo, mia madre è allergica al pelo degli animali e mio fratello fa il magistrato a Ragusa. Il marito? Occasioni ne ho avute, dicono tutte così quelle che, come me, a quarantacinque anni o giù di lì sono rimaste sole come gambi di sedano. I colleghi? Non tocchiamo questo tasto. Ci sono quelle sposate, come la Tonioli e la Fagiani, che non hanno altro argomento di conversazione che sia diverso dal moccio del pupo o da quanto è antipatico il professore di matematica del figlio liceale che, naturalmente, ce l’ha a morte col povero ragazzo (se ne stesse un po’ di più a casa a studiare, invece di rompere i timpani e qualcos’altro a tutto il quartiere andando avanti e indietro senza meta con quel dannato motorino, nemmeno fosse Valentino Rossi!) e non fa che angariarlo... Poverette, le compatisco almeno quanto loro compatiscono me, con quei figli mocciosi e somari e i mariti che si ritrovano, spaparanzati sul divano a godersi la partita di Coppa, con la pancia che deborda e la sigaretta a penzoloni in bocca. Quando, nelle giornate d’inverno, buie, fredde e piovose, la solitudine mi pesa particolarmente, allora penso alla Tonioli e alla Fagiani e mi dico da me "meglio sole che male accompagnate". Per consolarmi.
E le nubili? Oltre a me, allo sportello, c’è la Pellegrini. E’ arrivata da poco, ma non è di primissimo pelo, neanche lei, avrà un paio d’anni in meno di me anche se non lo ammetterebbe neppure se si ritrovasse con un mitra puntato alla schiena, perché ha una fifa boia d’invecchiare. Non molto alta ma vistosa, quinta abbondante di reggiseno, finta bionda con chioma cotonata e occhio languido finto azzurro (mi sono accorta da come sbatacchia continuamente le ciglia, finte è ovvio, che porta le lenti a contatto colorate), minigonne di pelle, finta neanche a dirlo, incollate al deretano, vero, quello, e pure bello grosso. Alla caccia all’uomo, lei non ha rinunciato. Appena arrivata qui, dopo il trasferimento da un altro ufficio, ha puntato il dottor Pasini dell’Ispettorato. Il quale è notoriamente gay. Cosa di cui la poveretta, essendo nuova, non poteva essere al corrente. Ha provveduto quella pettegola della Berti che col Pasini ci bazzica dall’alba dei secoli e di lui conosce vita, morte e miracoli a renderla edotta circa le preferenze sessuali dell’ agognato oggetto di desiderio…Poveretta, lei non demorde, vuole redimerlo a tutti i costi e non fa che sbattergli sotto gli occhi quelle tette esorbitanti a stento contenute dentro il golfino d’angora che lui nemmeno le vede.
Il Balzani, l’archivista in dieci anni non riesce ancora a dare del tu ai colleghi, se ne sta sempre rintanato nel suo archivio polveroso in compagnia di fascicoli e pratiche alla stregua di un topo assediato da un branco di gatti famelici dentro una forma di formaggio e non esce neanche per la pausa caffè. Che diavolo faccia per ammazzare il tempo quando rientra dal lavoro nessuno è mai riuscito neppure ad immaginarlo. Sappiamo che vive con la madre, di cui è l’unico virgulto. Punto e basta. Di altre donne, naturalmente, manco l’ombra dell’ombra, e ci credo: con il suo metro e sessantacinque scarso, le sue spalle sbilenche, i suoi quattro capelli color topo che gli lasciano mezzo nudo un piccolo cranio a uovo, la bocca spropositata che si apre su una chiostra di ponti mezzi sghimbesci ancorati mediante ganci metallici tutt’altro che nascosti ai pochi denti superstiti.
La primavera che ha svegliato finalmente il Balzani dal torpore del letargo è, naturalmente, la Pellegrini con i suoi capelli finto platino, gli occhioni finto ingenuo e finto blu, i maglioncini strizzati sulle tette e via discorrendo. Durante la pausa caffè, o quando si va al bar pizzeria per buttare giù in tutta fretta un tramezzino all’ora di pranzo, l’infelice non le scolla gli occhiali di dosso. Lei, sopporta, finché non troverà un altro sistema per far ingelosire il Pasini che, non fosse così brutto, sicuramente le preferirebbe il Balzani se non altro perché è un maschio.
A forza di dai e dai, finalmente la Pellegrini è riuscita nel tentativo di far ingelosire qualcuno. Non certo il Pasini, visto che di lei non gliene può importare di meno, bensì il Balzani che, poveretto, sta dilapidando i suoi risparmi in rose, cioccolatini e cd di musica soft che lei, cafona, accetta senza rimorsi e, naturalmente, senza concedergli neppure un barlume di speranza, anzi, nemmeno un sorriso e un grazie. Secondo alcune voci, il povero infelice, che incede con l’eleganza di una gallina zoppa, si sarebbe perfino iscritto alla scuola di ballo latino americano che frequenta la Pellegrini…Povero mondo.
Ma adesso basta. C'è stata l’ennesima perdita d’acqua nel cesso dell’archivio.
Il Balzani, secondo il solito, se ne sta rinchiuso nel suo archivio a rimuginare e la Pellegrini continua a sbattere le ciglia e le tette sotto gli occhi del dottor Pasini. La Fagiani e la Tonioli discettano, tanto per cambiare, di moccio e professori antipatici: un giorno come un altro. Finché il fusto non sbuca senza preavviso dal fondo del corridoio; nessuno l’aveva notato entrare, e altrettanti si preoccupano della strana circostanza, anche perché il sifone nel gabinetto dell’archivio era guasto già da un bel pezzo e finalmente qualcuno s’è preoccupato di mandare a chiamare l’idraulico. L’appalto di tali riparazioni ce l’ha il Silvani, che spesso assume come garzoni degli extracomunitari. Rispetto agli italiani, dice, costano meno e lavorano di più. Il gran bel pezzo di ragazzo potrebbe essere l’albanese di cui si vocifera, l’ultimo della serie.
Sta di fatto che tutti alziamo e strabuzziamo gli occhi: la Pellegrini, la Berti, la Fagiani e Pasini. E anch’ io, naturalmente, con i miei occhialetti tondi, io che godo di più ad addentare una fetta di pane casereccio spalmato con nutella che a scopare, io che da tutti i pochi fidanzati che ho avuto mi son sempre sentita dare della frigida e, per giunta, mi ritrovo in pre menopausa, quindi bella e che andata. Resto lì a guardarlo scomparire nell’archivio e penso: un uomo del genere dovrebbe essere a Hollywood, non qui a tentare di rimettere a posto la canna del cesso.. . E’ proprio vero che non c’è giustizia nella vita.
Mamma, quanto è bello. Per dirla in burocratese, sembra la fotocopia autenticata di Andy Garcia. Sia lode a tutti i numi per il guasto del sifone. Un guasto più serio del previsto, dato che da ormai tre giorni il clone albanese di Garcia sta tentando, si suppone senza successo, di rimetterlo a posto. Come idraulico sarà anche un fallimento, ma è davvero una gioia per gli occhi, mi dico tra me e me vedendolo balenare con la sua testa bruna e la chiave inglese in mano attraverso le ante della porta. Unico appunto: veste tremendamente male. Anzi, oggi, in t shirt bianca e jeans è perfino passabile, sembra un ragazzo dei tanti, solo servito più generosamente da Madre Natura. Il mio pensiero corre subito ai sacchi della Caritas e al fatto che non ci sia davvero nessuna giustizia nella vita…Meglio che torni alle mie scartoffie e ai mugugni degli utenti e che continui a sfogare le mie libidini represse sul pane spalmato di nutella, accidenti ad Andy Garcia, agli scafisti e alla canna del cesso.
Dalla mia scrivania è sparita la pratica della successione di De Filippo Antonio e devo entrarci io nell’archivio. Io armeggio tra gli scaffali e intanto lo sento canticchiare, qualcosa di Robbie Williams, mi sembra, in un ottimo inglese e pure con una bella voce. Accidenti a lui, mi domando e dico, perché non ha fatto il cantante invece dell’idraulico? Come tale è proprio un fallimento, visto che sono ormai sei giorni che armeggia col sifone senza riuscire a combinare niente, penso prima di ritrovarmelo davanti, inquadrato dall’apertura della porta, con lo sfondo delle mattonelle bianche e del cesso scassato, la chiave inglese in mano, i lunghi riccioli appiccicati al collo dal sudore e un sorriso da sciogliere di botto tutti i ghiacciai delle Alpi. Lo guardo. Mi guarda. Ha le stesse sopracciglia folte e dritte, gli stessi occhi castani sornioni dell’originale. Lo guardo. Mi guarda. Ha gli occhi teneri e maliziosi, una bocca da baci incorniciata dai peli della barba. Vattene a lavorare, torna ad armeggiare col sifone del cesso, maledetto demonio, prima che io mi metta ad armeggiare con il tuo…Ah! Ho la gola secca e mille pensieri che mi turbinano nel cervello. Hai quarantacinque anni e sei sempre stata una ragazza giudiziosa, Anna. Quello ne avrà sì e no trenta…Stai diventando peggio della Pellegrini, non ti vergogni? E poi guardalo com’è vestito, con gli stracci della Caritas, chissà chi è, non conosci neanche le sue generalità, sicuramente è senza permesso di soggiorno, alla fine sarà pure sporco. Vai a casa, fatti una doccia poi guardati la videocassetta che hai noleggiato al Blockbuster sbocconcellando una bella fetta di pane casereccio spalmato di nutella, che è meglio.
Continua a contemplarmi adorante, neanche fossi la Ela Weber nuda sul calendario, invece di una quarantacinquenne occhialuta in pre menopausa e con qualche chilo di troppo imputabile al consumo massiccio di nutella spalmata sul pane. Lo guardo di rimando, accidenti è bellissimo. Socchiude gli occhi, che ciglia lunghe che ha. Si passa piano la punta della lingua rosea sul labbro superiore, e sento che il cervello mi va in tilt con tutto il resto. Ragiona, Anna, finché sei ancora in tempo…A casa ti aspettano un bel film, la tua nutella e, dopo, otto ore filate di sonno…Purtroppo il film che ho noleggiato è "L’albero degli zoccoli", la nutella l’avrei spalmata su qualcosa di molto diverso dal pane e soffro pure d’insonnia, con tutti i caffè che tracanno e le sigarette che fumo.
- No, non qui. Andiamo a casa mia.
Parla poco, ma il suo italiano è ottimo. E beve parecchio, s’è tracannato mezza bottiglia di whisky finita a casa mia chissà come. Pensare che ero convinta che gli albanesi, da buoni musulmani, non bevessero di quella roba là. Mi tocca scoparmelo alticcio, penso, anzi sbronzo da non stare in piedi, ma sembra reggere bene l’alcol. Si spoglia, e intanto non smette di fissarmi con i suoi occhi di fuoco. Via la t shirt. Resto senza fiato: braccia poderose, spalle da armadio, la schiena un groviglio di muscoli e il petto…Il più fantastico cuscino su cui una donna possa desiderare di poggiare la testa. E’ chiaro di carnagione, non troppo villoso. Nel mio cervello turbinano i pensieri, le emozioni e le sensazioni più incredibili. Lo abbraccio, gli mordicchio il labbro inferiore, lo bacio, comincio io, lui risponde, sembriamo due pazzi invasati. La bottiglia che tiene in mano finisce in mille pezzi sul pavimento, non capisco più niente, gli succhio il lobo dell’orecchio, quella gola fantastica che si ritrova, impazzisco solo a vederlo deglutire, lo mordo, lo lecco, vorrei strappargli di dosso i calzoni della Caritas, ma mi limito, per ovvie ragioni a calargli la cerniera e ad aiutarlo a toglierli…Lui non è da meno, mi spoglia, mi accarezza, mi bacia, con un trasporto e una passione sempre crescenti, sembra che stia davvero con la Ela Weber del calendario invece che con una quarantacinquenne frustrata da un lavoro ignobile, che ha la cellulite sul sedere, si tinge i capelli perché ne ha un mucchio bianchi e ha fissato l’appuntamento con l’oculista per farsi gli occhiali da presbite.
Facciamo tanto di quel casino da rischiare di veder crollare i muri.
Su non parliamo più
Se mi tocchi così
Ci vuol poco a confondermi
Tienimi
Se ti scappo prendimi
E non smettere
Sono pronta ad arrendermi
Uappa Uappa
Non posso fare a meno di te
Uappa Uappa
Non devo eppure ho voglia di te
Sai che io non sono abituata a bere
Basta mezzo bicchiere
E’ bellissimo un discorso più intimo
Uappa Uappa
Non posso fare a meno di te
Uappa Uappa
Non devo eppure ho voglia di te
Poi fra i miei capelli affonda le tue dita
Io mi sento sfinita…
E non ridere
Se io grido non ridere
Sdraiata sul letto, mi fumo la mia sigaretta e lo guardo, gli occhi socchiusi ombreggiati dalle lunghe ciglia e solo un lembo di lenzuolo a coprirgli ciò che è indecente mostrare in giro ma che gli ho visto in tutti i suoi dettagli e onorato come meritava. Pensare che non so neppure come si chiama.
- Tutte le volte che vuoi, caro…
- E’ la prima e l’ultima, mi risponde lui. Ha una bellissima voce cupa e profonda e parla l’italiano molto bene. Ci rimango male, mi ha visto le rughe e la cellulite, penso, mi ha visto le tette che non possono certo competere con quelle della Pellegrini e non vuole più saperne di me…
- Non prendertela, mi sussurra all’orecchio e ne approfitta per mordermi il lobo. Piano, prima, poi abbastanza forte da farmi quasi male. Sto per impazzire.
- Ti scade il permesso di soggiorno?
Gli trapelano, tra i peli della barba, le fossette sul mento e sulle guance. Non mi prendessero per pazza, potrei vantarmi d’essermi scopata Andy Garcia, ma è solo un ragazzotto albanese senza permesso di soggiorno, e non so neppure come si chiama. In ogni caso, sia resa sempre lode allo scafista che l’ha portato qui in Italia.
Schiaccio la cicca della sigaretta nel posacenere, mi chino su di lui e gli bacio il petto, proprio in mezzo allo sterno. Ha una pelle morbida e calda.
La favola è quasi finita. -mi sussurra triste con il suo vocione grave- A mezzanotte di domani scade il permesso di soggiorno…
Il cesso in fondo all’archivio è sempre guasto, anzi, forse è più guasto di prima, ma il Balzani non si lamenta. Lui è uno che soffre in silenzio tra le scartoffie, senza lamentarsi mai. La Tonioli e la Fagiani appena possono discettano sugli ultimi sviluppi del moccio del figlio piccolo e del traballante curriculum scolastico di quello liceale. La Pellegrini si è messa in ferie, contrariamente al suo solito (le prende sempre d’estate, per mostrarsi all’universo mondo in topless sulla spiaggia di Riccione), in attesa che venga accettata la domanda di trasferimento appena presentata. Motivi familiari. Io, che conosco la verità, trattengo a stento uno sghignazzo. "Poscia più che il dolor, poté il digiuno". La Pellegrini ha abboccato all’amo del Balzani e se l’è portato nella sua mansardina…Cenetta a lume di candela, a base di champagne e pietanzine afrodisiache, luci soffuse, musichetta sdolcinata. Immagino come dev’essersi sentita quando incollata come una ventosa sulla tetta sinistra c’era la ben nota boccaccia con i suoi ponti di resina e acciaio e la lingua patinosa. Non occorre molta immaginazione per intuire lo stato d’animo della poveretta in quel momento: lo stesso del tizio, al quale era stato servito serpente in umido gabellandolo per capitone.
"Signore prego, la sua domanda di fido? Sono in attesa della delibera. Vuole che le illustri l’OPA della BNL? Ripassa Lei? Tenga, il mio biglietto da visita. Il numero telefonico è cambiato.…Non si preoccupi per l’Euro. Ci sarà la doppia circolazione fino a febbraio. Microinflazione? Beh, non lo escluderei…Eccomi qui a sentirli brontolare tutti quanti come se dipendesse da me se l’indice Nasdaq scende, se Wall Street perde l’1,10% e Milano il 5% per simpatia…Accidenti! Oh! Auguri anche a Lei. Buon Natale. Sì, i calendari ci sono. Ne prenda pure uno. Sono sul bancone. Di agende mi sono rimaste solo le piccole...Ma se ripassa la settimana prossima Le metto via una di quelle grandi. Buon Natale!"
22.12,2001
domenica 24 luglio 2016
Another
August Day
It’s just
another August day.
Facing
reality brings too much pain and fear
A numbness
that will stay
For years to
come.
I’m left
shattered,
I’m left
confused,
I’m left
alone,
While I lay in
my bed,
Listening to
the annoying voices of the radio,
I know it was
really too good to be true.
Paolo
Driussi.
Iscriviti a:
Post (Atom)