venerdì 10 gennaio 2020

Hammamet





Con il suo timore di prendere una posizione politica netta, “Hammamet”. a tratti noioso e lento, condanna ancor di più Bettino Craxi all’oblio, nonostante la straordinaria prova di Favino. E’ un film con elementi buoni ed altri meno, in bilico tra il riuscito ed il non riuscito. I riferimenti alla politica, a Tangentopoli, sono appena accennati, dei frammenti. Pertanto l’immagine che ne esce è quella di un politico che sì ha commesso i suoi piccoli peccati, ma senza essere stato l’unico. E ciò viene ripetuto varie volte lungo il film. Nella sequenza onirica del pre-finale c’è l’ultima apparizione del compianto Omero Antonutti nella parte del padre di Craxi. Ad eccezione di Livia Rossi nel ruolo della figlia e del cameo di Renato Carpintieri nel ruolo di un non meglio identificato politico, gli altri personaggi risultano poco ben delineati dalla sceneggiatura o mal recitanti. Incomprensibile la scelta di “Cento giorni” di Caterina Caseli del 1966 sparata a mille nel corso di una evento all’aperto nel giardino della villa e ancora di più un Alberto Paradossi nel ruolo di Bobi Craxi, che suona la chitarra e canta, doppiato, “Piazza Grande” di Lucio Dalla. Tutti cantano e noi vediamo il controcampo di Craxi, come se quel volto, quel momento e quella canzone insieme significassero qualcosa. Ma se così fosse, mi è oscuro che cosa potesse sottintendere.

Paolo Driussi