giovedì 20 ottobre 2011

Il mio parere su "Questa canzone" di Mina



Interpretata nel 1971 sarebbe stata affrontata da Mina con la voce dei trent'anni e, per modesto che sia il brano almeno dal punto di vista musicale, sicuramente avrebbe avuto altro impatto sull'ascoltatore.
La voce della Mina ultrasettantenne non è esattamente quella di allora, come noi stessi non siamo più i giovincelli di quarant'anni fa. Legge di natura, cui nessuno può sottrarsi, nemmeno Mina.

Trovata pubblicitaria a parte, felice o infelice secondo i punti di vista, ma ognuno è libero di farsi suggerire la strategia che ritiene più efficace, "Questa Canzone" è una brano non irresistibile che oggi Mina rende come meglio può, ma la si percepisce strascicata, con voce rotta, in certi punti quasi in affanno, a corto di fiato, ammantata di raucedine.
La voce da Cappella Sistina Mina non l'ha più.
Non ha più la meravigliosa voce dai mille e più colori dei suoi trent'anni, che dipinge tutta la passione del bello.
Ha la voce dei suoi settantun anni. Deve ricorrere a fraseggi diversi, necessariamente deve puntare più sulla tecnica e sul cuore e meno sulla voce. Scordiamoci le tre ottave, la nota più alta, la nota più bassa.
Fra gli ammiratori c'è poco sguardo critico (dal krino greco: vagliare), poca obiettività.
Stanno semplicemente ad ascoltarla con una curiosità bambina, sapendo il cuore di colei che canta e desiderando imparare cosa vuole trasmettere.
Cosi facendo semplicemente alla fine si potrà dire: mi piace, non mi piace, mi ha detto qualcosa, non mi ha detto niente, mi ha commosso fino alle lacrime, l'ho ascoltata venti volte, ma non tutto può essere etichettato come "capolavoro".
Anche perché iperlodare tutto in questi giorni, per poi passare a una settimana di uscita dal CD a celebrare Mina attraverso le apparizioni a Milleluci, Teatro 10 e con i video delle canzoni degli anni settanta, non è il massimo della coerenza.

Paolo Driussi










http://www.youtube.com/watch?v=N7Q6BBx-ghg


sabato 15 ottobre 2011


"PASSEGGIATE ROMANE" - Teatro Sala Umberto Roma
4 - 30.10.2011


Il Teatro Sala Umberto, storico Teatro di Via della Mercede, nel cuore di Roma, a pochi passi da Piazza Barberini e poco distante da Piazza di Spagna, per festeggiare i Cento Anni ha scelto uno degli attori italiani “romani” più amati dal pubblico, il “Bravo” Enrico Montesano, il grande “Rugantino” di Garinei e Giovannini, il “Ladrone” di Festa Campanile, colui che ha saputo disegnare una grande galleria di personaggi amati anche dalle nuove generazioni, dal “Pomata” ad “Evaristo” di “Grandi Magazzini”, che condivideva il set con Paolo Panelli con le sue famose uscite “E se fa presto a dì…”.
Enrico Montesano debutta il 4 ottobre 2011 con “Passeggiate Romane”. Il sottotitolo spiega le intenzioni dello spettacolo: 100 anni di varietà da Petrolini a Montesano. Un bellissimo viaggio nella storia nato da una idea di Alessandro Longobardi e scritto da Enrico Montesano con la collaborazione ai testi di Nicola Fano.
L’attore romano in due ore di spettacolo rende omaggio ai Grandi, da Ettore Petrolini (cantando la famosa “Canzone a Nina” firmata dall’uomo con guanti a “pendolone”, cilindro e bastone) ad Anna Magnani (ricordando il suo primo casuale incontro con la grande attrice), da Renato Rascel ad Aldo Fabrizi, imitato perfettamente da Montesano che ricorda anche le “merende” in camerino insieme al commendatore ai tempi di “Rugantino”, nel famoso allestimento diretto da Pietro Garinei, che nel cast contava due dive del nostro Teatro come Alida Chelli e Bice Valori, affettuosamente ricordate da Enrico.
Il pubblico si diverte con Enrico che improvvisa, canta dal vivo accompagnato dalla “Non Conforming Jazz Band”, spaziando da “Canta se la vuoi cantà” a “M’è nata all’improvviso ‘na canzone”, brano lanciato da Nino Manfredi e scritto da Fiorenzo Fiorentini e Ugo Calise.
Poi i suoi personaggi più celebri: la Romantica Donna Inglese, Torquato il Pensionato, Dudù e Cocò che presentano uno sketch di Giorgio e Guido De Rege (due comici che furono ospiti della “Sala Umberto”). Enrico racconta delle feste di piazza, dei cantanti famosi come Claudio Villa che chiamavano a raccolta migliaia di fan “appesi a grappoli ai lampioni” e grazie ad un geniale gioco di luci, il palco diventa una piazzetta con le “luminarie” con Enrico al proscenio, dapprima nei panni di un santo e poi in quelli delle donne devote, esasperando l’intonazione di un inno sacro cantato a gran voce.
Accanto ad Enrico troviamo Ottavio Buonomo (attore napoletano che conta già numerose esperienze teatrali e televisive e un buon curriculum nonostante la giovane età), Goffredo Maria Bruno (con Montesano già in diversi spettacoli), Flaminia Fegarotti (attrice e doppiatrice che nello spettacolo delizia il pubblico con “La più bella del villaggio”, un omaggio a Maria Campi, soubrette romana che inventò la mossa e la portò prima a Napoli e poi a Roma, proprio alla Sala Umberto, come racconta Montesano nel primo tempo) e Luisana Di Fiore (ballerina napoletana, che conta partecipazioni a programmi televisivi di successo come “Ballando con le stelle”, in cui si esibì danzando con lo stesso Montesano).
La regia di Montesano rende questo racconto sulla storia del varietà italiano anche un pretesto per narrare la “Roma” di Via Margutta, di Federico Fellini che cammina infreddolito per le strade di Roma, di Patroni Griffi che all’isola pedonale preferiva l’autobus perché “inquina, ma non sporca come la gente”, la “Roma” raccontata dalle poesie e dagli allievi del Sor Gigi Zanazzo, la Roma delle belle canzoni cantate dal Reuccio e da Gabriella Ferri che tutti i giorni provava in “Vicolo della Campanella” lo spettacolo “Tiette la cicca” in cui reinventò la nota “Dove sta Zazà”, la Roma delle passeggiate notturne e di Mastroianni e quelle mattutine di Magni.
E spazio anche per la satira politica, quella che da sempre contraddistingue le rappresentazioni teatrali di Enrico Montesano.
Uno spettacolo da vedere una volta per ridere ed una volta per pensare e commuoversi con la voce di Enrico che canta, recita, racconta e fa il verso a Vittorio Gassman recitando “La società dei magnaccioni”, intonata poi da un coro alpino formato dagli attori e dai musicisti diretti da Giancarlo Colangelo.

Paolo Driussi

15.10.2011