sabato 28 ottobre 2023

That black and white photo of you.




 I still have it. That black and white photo of you.

With that wide-brimmed sun hat on. That’s so you.


Looking out upon the water. What were you thinking about?

It’s true that nobody else would know it’s you on that old wooden bench.

That’s the beauty in it. Your posture, the tilt of your head, I know you.

My mind left to interpret the colors before you, on you.


Paolo Driussi.


 I Baracconi



Per chi ha la mia età, i baracconi (così si chiamano) fanno parte della città, e della sua giovinezza. Un mese intero passato li, dalla mattina (in marina spesso) fino alla sera, tra le reprimende dei genitori a patire il freddo (quello vero di quella volta non quello di adesso) però a divertirsi. Ogni compagnia aveva i suoi punti di riferimento, in particolare gli autoscontri, ce n’erano 4: i Faccio, i Medini, i Casagrande e i 2000. Il sabato pomeriggio potevano uscire e venire alle giostre anche le ragazzine 13/16enni. Li sono nati giovanili amori, baci rubati di nascosto e chiaramente anche qualche scazzottata. Qualunque ragazzino di Udine e provincia li aspettava con ansia. Non c’erano videogiochi, Facebook, i social ecc. c’erano solo i baracconi, dove all’entrata verso via Manin c’erano parcheggiati i Ciao e i Vespini in bella mostra (ognuno orgoglioso del suo). Perché a novembre? Prima erano a Treviso, poi a Udine e a fine novembre se ne andavano a Gorizia. Erano molti quelli, che magari un sabato, si recavano in treno a Gorizia per andare ai baracconi nello stesso posto che occupavano a Udine. Ricordi di una gioventù spensierata...