Settembre lentamente se ne muore
Questi ultimi giorni di settembre hanno un sapore strano, come un sorso di vino che sa di fine estate e di camini che presto si accenderanno. Mi metto a pensare, a come tutto cambia, piano, senza fare troppo rumore. Le foglie iniziano a cadere, e mi viene in mente che anche la vita fa così: lascia andare qualcosa, un pezzo alla volta, per prepararsi a qualcos’altro. Cammino nel prato, il passo un po’ più lento, e mi accorgo di quanto è bello questo momento sospeso. Non è più estate, ma l’autunno non ha ancora preso il sopravvento. È come se il tempo mi dicesse: “Fermati, guarda, respira”. E allora penso a quello che è stato e provo una specie di gratitudine, anche per le cose semplici, come il profumo del caffè al mattino o il vento che si infila tra gli alberi. Ma c’è anche una punta di malinconia, lo ammetto. Settembre ti fa guardare in faccia il tempo che scorre, e ti chiede: cosa vuoi tenere stretto? Cosa sei pronto a lasciare andare? Io, forse, lascio andare un po’ di rimpianti, di quei “se avessi fatto” che non servono più. E poi penso a cosa mi aspetta: l’autunno è un invito a rallentare, a sedermi con un libro, a piantare qualche idea nuova, anche se piccola, come un seme che aspetti la primavera.In questi giorni, mentre settembre si spegne, mi ritrovo a sorridere. Non so bene perché, ma c’è una pace strana nel vedere il mondo cambiare colore. È come se la natura mi ricordasse che ogni fine è solo un altro modo di ricominciare. E io, con le mani in tasca e il cuore un po’ più leggero, sono pronto ad accogliere l’autunno.
Paolo Driussi.
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