martedì 19 dicembre 2023

WINTER SEEMS TO BE HERE SOON




The sunset light peeped through the woods, As I walked on alone. Under the torchlight of the crescent moon, The fog dissipated, This time around winter seems to be here soon.

Paolo Driussi

lunedì 11 dicembre 2023

 

Heavy Rain



It was raining....

It started on a winter night,

The pelting of drops against a window pane.

The wind blew and swirled,

I was listening with an intensity never known before,

My senses attuned to the sounds and madness,

I was hearing the wrath of mother nature at her angriest.


Paolo Driussi

mercoledì 22 novembre 2023

 I'LL MUTTER TO THE STARS AND THE MOON.




Leave,
Without that curling smile round your mouth
Tonight I will write of saddening times.
Of our empty bed covers and how not even worship
Could keep you there.
The night is long, but the forgetting is longer
So I'll mutter to the stars and the moon
For only they can hear me now.


Paolo Driussi

mercoledì 8 novembre 2023

 Titti




Tornando a "Nuovo Olimpo" non è casuale che il film sia uscito su Netflix il 1 novembre 2023, a trenta anni esatti dalla tragica scomparsa di Fellini, che del resto Ferzan Ozpetek non ha mai nascosto di ammirare a modo suo, anche nei suoi precedenti lavori. Qui anche nei manifesti all’interno della sala d’attesa del cinema romano, sul grande schermo in compagnia di Giulietta Masina ed Anna Magnani in “Nella città, l’inferno” e anni dopo alla televisione, un film che Pietro ed Enea rivedono contemporaneamente nelle loro diverse abitazioni. Un Fellini che si manifesta anche nell'esasperato personaggio di Titti, interpretato da un’irriconoscibile Luisa Ranieri. Cassiera del cinema Nuovo Olimpo, è una donna di mezza età illusa e disillusa dalla vita, talmente appassionata di Mina da essere riuscita a vestire e truccarsi come la cantante, una creatura cinematografica che sembra nel contempo omaggiare le migliori eccentricità femminili portate sul grande schermo da Federico Fellini.
Ma in definitiva, l’avventura Netflix di Ozpetek riesce solo a metà.

 Nuovo Olimpo




Un film con molte imperfezioni. soprattutto nella sceneggiatura. Artificioso, perché i due a malapena si conoscono e già sembrano amarsi alla follia.
Enea e Pietro sono speculari: uno sfacciato, sensuale, appassionato, che vive ogni attimo appieno; l'altro chiuso, timido, impacciato. Non con Enea: con lui Pietro si lascia andare, finalmente vive. E dopo di lui non lo farà mai più. È proprio in questo che risiede il suo dramma interiore. E Andrea Di Luigi riesce sapientemente a far trasparire il mondo di emozioni che si agita dentro Pietro, sotto una superficie apparentemente impassibile, utilizzando più i silenzi che le parole.
Damiano Gavino è in grado di gestire magistralmente un film in cui è il protagonista assoluto, attorno al quale tutto ruota. Convincente anche quando il personaggio invecchia, caratterizzato da eleganza ed una malinconia che arriva dritta al cuore.
I personaggi femminili sono ben tratteggiati e ben interpretati: da Luisa Ranieri (la cui voluta e perseguita rassomiglianza a Mina - periodo 1970/71 a tratti la fa scadere nel caricaturale e aggiungiamo l'appartamento con le copertine degli LP di Mina incorniciate), Aurora Giovinazzo e Greta Scarano.
Non buona e piuttosto incolore la prestazione di Alvise Rigo, che sembra aggiunto per caso.
La storia di Enea e Pietro in realtà è tale solo in potenza, non si concretizza mai. Rimane qualcosa che sarebbe potuto essere, ma che non sarà mai.



domenica 5 novembre 2023

 LA LIBERAZIONE DI UDINE



di Antonio Simeoli
«La liberazione di Udine è una pagina di gloria per la Cavalleria italiana. La città che più direttamente visse tutte le ansie della guerra, e sentì i fremiti della vittoria e fu d'impeto travolta e oltraggiata nei giorni del dolore, ha veduto i cavalieri della terza divisione entrare audaci nelle sue mura quando ancora gli ultimi austriaci non se n'erano allontanati».
È la sera del 6 novembre 1918 quando da Udine, appena liberata, Raffaele Garinei, uno dei più prestigiosi inviati del giornalismo italiano d'inizio Novecento, telegrafa al suo giornale, Il Secolo- all'epoca il secondo quotidiano più diffuso in Italia (230 mila copie vendute al giorno durante la guerra) dopo il Corriere della Sera- il reportage su quei momenti storici. Un racconto avvincente, carico di particolari, prezioso a novantanove anni di distanza per ricostruire ora dopo ora il ritorno di Udine all'Italia, che avvenne un giorno prima delle 15 del 4 novembre 1918, ora in cui entrò in vigore l'armistizio che sancì la vittoria sull'esercito austro-tedesco dopo oltre quattro anni di guerra.
Il lungo reportage uscì sulla prima pagina de Il Secoloil 7 novembre 1918 con il titolo «Come Udine fu riconquistata dalla Cavalleria italiana», pezzo portante di un giornale di quattro pagine interamente dedicato al trionfale epilogo del conflitto. Nel giorno in cui ci fu «l'occupazione di Pola da parte della nostra Marina», o si registrò «il ritorno dell'esercito in tutto il Goriziano" - questi i titoli principali del quotidiano che fu fondato a Milano nel 1866, guarda caso l'anno del ritorno del Friuli all'Italia a seguito della Terza guerra d'Indipendenza, da Francesco Teodoro Moneta, premio Nobel per la pace nel 1907 – ecco dunque il racconto dell'ingresso trionfale nel capoluogo friulano della nostra Cavalleria.
«All'alba di domenica 3 novembre mentre sul Tagliamento erano in azione anche le batterie divisionali a cavallo, il generale Guicciardi chiamò i comandanti dei quattro suoi reggimenti e disse loro 'Oggi dobbiamo essere a Udine; ciascun reggimento formi la sua pattuglia di punta e vada a conquistarsi la gloria". L'ordine fu eseguito mentre intorno a Bonzicco si combatteva».
Il racconto di Garinei si fa incalzante. Del resto, l'autore del reportage era, come detto, uno degli inviati di punta del giornalismo italiano. E fu proprio Il Secolo,già alla fine dell'Ottocento, a utilizzare il telegrafo per l'invio degli articoli e il reperimento delle notizie e a dare ampio spazio al racconto degli inviati che, durante la Grande Guerra, consentirono al lettore di trovarsi proprio 'dentro" il conflitto.
«Passavano gli audaci al galoppo, cercando di evitare i centri abitati attraverso la campagna e Udine appariva sempre più vicina. All'una e venti, il tenente Baragioli era innanzi a Porta Venezia. Egli sentiva già che sarebbe giunto prima delle altre pattuglie ed aveva con sé una lettera del colonnello Marchino, comandante del reggimento Savoia, di saluto per il sindaco di Udine e aveva anche un suo breve messaggio tracciato su un modulo bianco di trasmissione di ordini, avvolto in un piccolo drappo di seta tricolore».
Le prime truppe entrarono a Udine, scrive Garinei, ma non tutti i nemici avevano ancora abbandonato il capoluogo. «In città la notizia si diffuse in un attimo. Erano arrivati i fratelli ansiosamente desiderati: bisognava aiutarli a spazzare via dalla città gli austriaci che non erano ancora riusciti a fuggire... Pochi erano gli uomini per occupare la sera stessa Udine. D'altra parte per le strade i cittadini impugnando le armi avevano già preso di petto gli austriaci che non si erano ancora allontanati. C'erano state fucilate a Porta Venezia e una donna e un bambino furono uccisi. L'intervento di una pattuglia di pochi uomini avrebbe reso anche più sanguinoso il conflitto senza poterlo tuttavia scongiurare».
Udine, la notte tra il 3 e il 4 novembre, era una città in cui alla felicità per l'arrivo del liberatore era contrapposta la paura per le ultime ritorsioni del nemico, che ancora occupava alcuni palazzi e che cercava disperatamente una via di fuga. «Ma ormai gli italiani erano giunti – scrive ancora Garinei – e Udine trascorse l'ultima notte di dominio austriaco col pensiero rivolto ai liberatori. La mattina di lunedì (il 4 novembre ndr), sopraggiunte altre pattuglie, i cavalieri penetrarono in città e spazzarono via solo con la loro presenza i nemici che ancora vi si indugiavano. Con slancio di gioia per tanto tempo trattenuta, la popolazione si affollò lungo corso Venezia per salutare i liberatori. Già bandiere tricolori erano state messe fuori dalle poche finestre delle case abitate, sul balcone del Municipio, sul monumento a Vittorio Emanuele e sul Castello. E nastrini dai colori italiani erano distribuiti da chi con fede per un anno li aveva tenuti nascosti. Alle 11 si udì il suono della fanfara: la Cavalleria italiana entrava in città e ne riprendeva il possesso».
La città si liberò come d'incanto d'un anno intero si sofferenze e, annota l'inviato de Il Secolo, «l'entusiasmo della popolazione di Udine raggiunse le forme del delirio. Viva l'Italia! Viva la Cavalleria! Viva i nostri liberatori! si gridava. Alcune donne si avvicinarono al generale Guicciardi cercando di baciargli le mani mentre sui cavalieri si gettavano fiori e si lanciavano stelle filanti. I nostri soldati erano profondamente commossi. La dimostrazione si protrasse per parecchie ore e poi le vie rimasero affollate, mentre ancora qualche austriaco sgattaiolava dalle case cercando di raggiungere la campagna».
La cavalleria inseguì il nemico in fuga ben oltre Cividale dove pure le truppe italiane trovarono un'accoglienza trionfale. Alle 15 del 4 novembre, ora indicata per il cessate il fuoco e per l'entrata in vigore dell'armistizio chiesto dagli sconfitti, gli italiani erano davanti a Caporetto, il paese della valle dell'Isonzo simbolo della disfatta di poco più di un anno prima.
È mercoledì 6 novembre quando 'il nostro autore", Raffaele Garinei, entra a Udine. Nei due anni del fronte inchiodato sul Carso, il giornalista, come i suoi colleghi (non solo italiani), aveva fatto base nel capoluogo friulano, capitale della guerra, per raccontare le vicende belliche. Ecco allora come racconta il suo ritorno in città: «Ieri sera sono ritornato ad Udine dopo un anno di forzata lontananza. La città illuminata era deserta e le sentinelle sorvegliavano ogni crocevia. Era a conoscenza del Comando che v'erano ancora austriaci in Udine ed era stato ordinato che dopo le ore venti nessuno potesse circolare per le vie. Ho subito avuto la sensazione della barbarie nemica vedendo grossi fabbricati distrutti nel centro della città come se su di essi si fosse abbattuto il terremoto. Sulla piazza ho cercato subito i bronzi antichi, il monumento a Vittorio Emanuele era ancora là e l'angelo era ancora sulla torre del castello. Un rapido giro della città mi ha mostrato nuove brutture e nuove devastazioni. Sono entrato all'albergo Croce di Malta. Era abbandonato, le stanze aperte mostravano la mobilia non del tutto distrutta e i letti sconvolti senza biancheria. In alcune stanze si erano riparati per passare la notte nostri ufficiali. Ho seguito il loro esempio nell'attesa del giorno».
Si va verso la fine dell'articolo e il giornalista ci porta a passeggio in una città ancora ferita, nonostante la festa per la liberazione: «Percorrendo le vie di Udine ho constatato che non la sola casa del Lessovich (un assessore comunale prigioniero politico a Vienna ndr) è stata distrutta. È un lungo elenco di strazio. Il teatro Minerva fu arso da un incendio appiccato dai soldati tedeschi che vi si erano rifugiati e vi avevano accesi grossi bracieri per riscaldarsi. Sulla piazza dov'è l'albergo Italia l'intero lato sinistro è ridotto a un immenso cumulo di macerie. Tutti i palazzi Angeli che componevano l'isolato sono stati abbattuti. Il palazzo dell'antico sindaco Pecile è stato atterrato e così anche sono diroccate le case Gaspardis e Mercato Vecchio; lo stabile Piuzzi e gli stabili Del Torso nel sobborgo Aquileia; le case Volpe in via Bertadia, le case Riccioli e Giacomelli in via Poscolle, lo stabilimento Calligaris ed altri ancora: 68 sono gli edifici abbattuti».
E a poche ore dalla liberazione i primi profughi, soprattutto coloro che avevano maggiori possibilità economiche, tornano a Udine. «Per le strade della città, addolorati e tristi per la constatazione della rovina, ho veduto parecchi cittadini di Udine ritornati nelle prime giornate di redenzione: il prefetto Errante, il sindaco Pecile, il sottosegretario barone Morpurgo. Questi ha trovato il suo palazzo devastato nell'interno. Giorni fa vi abitava una pseudo contessa austriaca, amante di un alto ufficiale austriaco. Quando fu costretta ad abbandonare Udine, fece caricare su camions la migliore mobilia e il resto fece distruggere. L'altra sera, a cavallo, giunse a Udine il maggiore Giacomo di Prampero. Così vivo era per lui il desiderio di rivedere la sua città, che sfidò il pericolo del passaggio tra le fila nemiche. Ed ho veduto anche, giunti a Udine in bicicletta da Padova, il commerciante Repetto Babini, della Camera del Lavoro, e altri che chiedevano con ansia notizie e che nelle loro case abbandonate nulla hanno ritrovato di quanto erano costretti a lasciare».
Immagini di distruzione, di saccheggi che turbarono la festa di Udine per il ritorno all'Italia. Infatti nei giorni successi alla liberazione sulle pagine dei quotidiani le notizie sulla conclusione della guerra lasciarono rapidamente il posto ai primi (pesanti) bilanci sui danni dell'immane conflitto.
Ma questa è un'altra storia.

sabato 28 ottobre 2023

That black and white photo of you.




 I still have it. That black and white photo of you.

With that wide-brimmed sun hat on. That’s so you.


Looking out upon the water. What were you thinking about?

It’s true that nobody else would know it’s you on that old wooden bench.

That’s the beauty in it. Your posture, the tilt of your head, I know you.

My mind left to interpret the colors before you, on you.


Paolo Driussi.


 I Baracconi



Per chi ha la mia età, i baracconi (così si chiamano) fanno parte della città, e della sua giovinezza. Un mese intero passato li, dalla mattina (in marina spesso) fino alla sera, tra le reprimende dei genitori a patire il freddo (quello vero di quella volta non quello di adesso) però a divertirsi. Ogni compagnia aveva i suoi punti di riferimento, in particolare gli autoscontri, ce n’erano 4: i Faccio, i Medini, i Casagrande e i 2000. Il sabato pomeriggio potevano uscire e venire alle giostre anche le ragazzine 13/16enni. Li sono nati giovanili amori, baci rubati di nascosto e chiaramente anche qualche scazzottata. Qualunque ragazzino di Udine e provincia li aspettava con ansia. Non c’erano videogiochi, Facebook, i social ecc. c’erano solo i baracconi, dove all’entrata verso via Manin c’erano parcheggiati i Ciao e i Vespini in bella mostra (ognuno orgoglioso del suo). Perché a novembre? Prima erano a Treviso, poi a Udine e a fine novembre se ne andavano a Gorizia. Erano molti quelli, che magari un sabato, si recavano in treno a Gorizia per andare ai baracconi nello stesso posto che occupavano a Udine. Ricordi di una gioventù spensierata...

martedì 12 settembre 2023

 

Papa with his bicycle



Past lives,

Distant memories

Lost among the vastness of time.


Souls lost to me in life

Appear within my dreams,

tucked deep inside my subconscious.


Papa with his bicycle.

So young was he!

Bikes carried him farther than his feet.


Life's tough lessons of losses and betrayals

Strengthen our hearts through the pains and tears.


Remembering the love shared keeps those memories alive inside us.


Paolo Driussi


martedì 5 settembre 2023

Fields of baby's breath




I watch your life from afar
Wishing i could play a part
But I've seen this film before
So i know the sadness that's in store.
Your heart is forged with lead
And mine are fields of baby's breath.
Paolo Driussi.

sabato 19 agosto 2023

 I'm lying today




I've not missed you

You left in the dead of night,

No scent tracing your flight.


I'm resting a couple of hours,

Stealing the moonlight.


Soon it's time to shave.


I've not missed you.


I'm lying today.


Paolo Driussi

giovedì 27 luglio 2023

BARBIE




Anche se non sono il pubblico di riferimento per questo film, pensavo che Barbie potesse impressionarmi a causa dei precedenti lavori di Greta Gerwig, ma sono rimasto deluso.

Il problema principale è che il messaggio generale non è chiaro. Questo non significa che il film sia frivolo. Quello che succede è che si perde cercando di aggirare più argomenti significativi e non raggiunge mai un punto fermo. Affronta temi rilevanti come il patriarcato, il sessismo, i ruoli di genere, l'esistenzialismo, l'imperfezione, l'individualità e l'identità, ma sempre a un livello superficiale. Ogni scena di questa sceneggiatura cerca di convincerti che sta dicendo qualcosa di profondo quando in realtà sacrifica la profondità e lo sviluppo del personaggio a favore di un umorismo scadente, il che si traduce in una produzione immatura e non avvincente.
Margot Robbie e Ryan Gosling nei ruoli principali sono stati scelti perfettamente e le loro interpretazioni sono buone quanto la sceneggiatura consente loro di essere.

lunedì 24 luglio 2023

 

Trying to put the day together




I am trying to put the day together

But something is missing,

A word from a sentence, 

Just a blur, a shadow,

Familiar fotsteps hurrying

From down a corridor 

That are never quite clear,

Falling silent

When I draw near.


Paolo Driussi


giovedì 20 luglio 2023

In a forgotten graveyard




Stones are chipping away

Ground is slowly sinking

Everytime I visit your grave

My mind starts to thinking

Feeling your presence still close

While I am standing in a forgotten graveyard


We said our goodbye

Just as the dawn was giving way to daylight.


Paolo Driussi


martedì 18 luglio 2023

LA VILLEGGIATURA






C'era una volta la vacanza estiva che durava dalle due alle tre settimane. Aveva un nome obsoleto ed in disuso, "la villeggiatura".
Le strade statali erano una fila di Fiat 850, 600, 1100, 127, 500 e 128, Maggiolini e Prinz. Era tutto più semplice e più vero.
La vacanza durava talmente tanto che avevi la nostalgia di tornare a scuola e di rivedere gli amici del tuo quartiere, ed al ritorno non ricordavi quasi più dove abitavi.
La mattina in spiaggia le 50 lire per sentire le canzoni dell'estate nel juke box o per comprare la coca cola.
Si mandavano le cartoline che arrivavano nel giro di due giorni ed era un modo per augurare "Buone vacanze da..." ad amici e parenti.
Malgrado i tanti giorni di ferie, l'Italia era la terza potenza mondiale, le persone erano piene di valori e il mare era pulito.
Si era felici, si giocava tutti insieme, eravamo tutti uguali e dove mangiavano in quattro mangiavano anche in cinque, sei o più.
Nessuno aveva da studiare per l'estate e l'unico problema di noi ragazzi era non bucare il pallone, non rompere la bicicletta e le ginocchia giocando a pallone altrimenti quando rientravi a casa ti prendevi pure il resto.
Il tempo era bello fino al 15 di Agosto, il 16 arrivava il primo temporale e la sera ci voleva il maglioncino perchè era più fresco.
Intanto arrivava settembre, tornava la normalità.
Si ritornava a scuola, la vita riprendeva, l'Italia cresceva e il primo tema a scuola era sempre.
"Parla delle tue vacanze". Oggi è tutto cambiato, diverso. La vacanza dura talmente poco che quando torni non sai manco se sei partito o te lo sei sognato.
E se non vai ai Caraibi a Sharm o ad Ibiza sei uno sfigato. O magari hai tante cose da fare che forse è meglio se non parti proprio, ti stressi di meno.
Una risposta certa è che allora eravamo tutti più semplici, meno viziati e tutti molto più felici, noi ragazzi e pure gli adulti. La società era migliore, esisteva l’amore, la famiglia, il rispetto e la solidarietà.
Fortunati noi che abbiamo vissuto così.

mercoledì 12 luglio 2023

I'LL BE 




I'll be your storm. 

I'll be your fire. 

Will you be my earth

To tame my wild spirit?


I'll be your shadow. 

Will you be my light 

To guide my way back

When there's nowhere to turn? 


I'll be your hope

When you're stranded at sea. 


Paolo Driussi


sabato 24 giugno 2023

We will both become dust





You lay with the window open wide,

The curtains licking the air.


A lone strand of hair sticks to your glistening forehead.


Your eyes widen as you press your body against mine.

Neither of us will see tomorrow.

We will both become dust, trapped in the wind,

blowing through an open window into a room of infidelity.


Paolo Driussi 

sabato 17 giugno 2023

 Now



Sitting alone in my bed, the fan blowing against my skin

I remember the rush of your breath on my cheek as we layed there 

 

Now between us lies everything that once held us together

A void has formed between our lips and between our minds

 

Like two pieces of cloth from which 

The stitches have loosened 

And the thread traces the ground as it falls from us.


Paolo Driussi 

 

martedì 13 giugno 2023

 



Cannaregio



Tu sei voltato dalla tua parte.

 Restiamo lì, svegli ed immobili, appostati come sentinelle a tener lontani pensieri troppo dolorosi perché li si possa lasciar passare, entrare, esplodere. Sentinelle di due campi nemici.

Non sai dirti mai quando le cose cominciano a finire, anche a guardarsi indietro. Non sai su che giorno del calendario segnare una data, dove segnare l’inversione di tendenza sul grafico di un progetto di vita che misteriosamente smette di produrre utili e comincia a divorare capitale. Soltanto ieri abbiamo parlato di dove andare in vacanza con la voglia e l’entusiasmo di una visita all’obitorio. A ripensarci mi accorgo di aver tenuto nascosti i luoghi che vorrei visitare, perché in quelle immagini assolate tu non ci sei. Sono sicuro che tu hai fatto lo stesso. Non è passato molto tempo da quando progettavamo vacanze con mesi di anticipo, in pieno inverno, spendendo in guide turistiche e mappe più che in biglietti d’aereo, da quando sognare non era mai troppo. Non è passato molto tempo.


C’è un prima che è marcito, ovvio. Marcito fino a diventare la palude su cui questo letto ghiacciato galleggia. Mi ricordo di te in quel prima, che brilli a rendere opaco ogni altro ricordo. Incontrarsi, inseguirsi, notti che non finivano mai e mattinate passate nel dormiveglia, in attesa tremante. Sempre meno il tempo tollerabile da passare lontani, fughe d’amore ad ogni fine settimana. Poi casa, tu ed io, la promessa solenne di non permettere alla routine di mordere forte, di dare ad ogni giorno un motivo per essere ricordato. Siamo due pazzi e siamo immortali, in fondo, come potrebbe mai essere diverso da così?

Quando ha smesso di essere vero?

Un giorno sei tutte le mie fantasie, quello dopo sei il primo cui le racconto. Forse il punto andrebbe messo lì, forse nel momento in cui il tuo “Niente” alla domanda “Che cosa c’è?” ha smesso di significare il desiderio di un abbraccio. Un giorno mi cerchi in ogni angolo e quello dopo ti sono tra i piedi ad ogni passo.

Lo sai che sono sveglio. Devi essere scomodo in quella posizione, da ore. Vorresti girarti ma non lo fai, anche l’intimità del solo riconoscersi immersi negli stessi pensieri deve esserti tanto insopportabile quanto a me, stanotte. 


Quale data è quella giusta da segnare? Quel giorno che mi hai aggredito per aver cambiato la password di Facebook, quel giorno in cui ascoltavo i rumori della tua doccia mentre sbirciavo frenetico i messaggi sul tuo cellulare.

In fondo dovremmo odiarci, ora che l’amore è fuggito via. Forse tu già lo fai, lo devo ammettere che ti ho dato motivi sufficienti per farlo. Se le cose fossero semplici afferrerei i miei, di motivi, e farei lo stesso.

Non ci riesco. Non ti amo, non ti odio, sento solo questo grande gelo che non ha neppure il merito di tener lontani tutti quei ricordi che mi graffiano come maledizioni felici. 

Eppure restano le carezze, gli occhi sognanti, i respiri che si cercano. Restano le ore strappate al dominio del tempo per raccontarsi a vicenda. Restano i nugoli di domani ronzanti su fogli di carta strappati chissà dove. Restano fotografie mai scattate di luoghi ancora da visitare e fotografie che non serve guardare, se non per sbiadire ricordi molto più vividi. Resta la realtà e restano i ricordi. Resta la voglia di non essere in nessun altro luogo al mondo, viaggi altrove, in infiniti altrove.

Dovrei svegliarti, stringerti, raccontarti che tutte queste cose non sono marcite, sono lì appena sotto la superficie e basta afferrarle per farle tornare reali e presenti.

Dovrei dirti che andrà tutto bene ma non lo faccio, perché tra tutto ciò che resta qualcosa ora manca, per sempre. Noi.

Noi non restiamo. Abbiamo già preso strade che ci portano a mondi differenti, realtà lontane unite solo da deboli eco di rimpianti che vanno spegnendosi. Un giorno non lontano queste ferite saranno rimarginate, il passato un silenzio ovattato che non sentiremo più. Un giorno anche il più coriaceo di questi spettri felici si stancherà del nostro limbo e si dissolverà annoiato.

Ci saranno nuove notti che vorremmo non finissero mai, nuovi occhi che non potremo smettere di fissare, nuovi corpi caldi sotto le dita. Ci saranno letti e cuori che assicureremo di non far congelare mai. Nuove promesse, nuovi ricordi che scalceranno lontano quelli vecchi. Nuovi per sempre giurati come se non ne avessimo mai infranti altri.

Allora l’amore, l’amore ci farà a pezzi, di nuovo.


lunedì 12 giugno 2023

The Juke Box Skips




Sitting down at Barney’s bar

The air moves with the heaviness

Of a ocean liner sledging 

Through a swamp.


Old dreams are re-born

On the dusty juke-box

While the 21 inch tube TV

Shows black and white reruns.


Memories fly with a boy

In a red-towel turned cape

Buzzing around the house

Arms outstretched,

With bright eyes turned

Toward sunny tomorrows.


"Barney, I'd prefer something light”


The juke box skips,

Oh, my old friends, where are you now?


Paolo Driussi


Beyond





The soft gaze

Of your starstruck eyes.


Serene bliss

Fills the atmosphere

Of your dimly lit room.


Paolo Driussi

venerdì 9 giugno 2023

When you try your best but you don’t succeed





I sat down at my desk

Put on a pair of headphones

Placed my fingers on the keyboard

And I typed some things that came to mind

But I didn't like them

So as soon as I'd created them

I scrapped them.

Ears occupied with Coldplay

I typed what I heard

I sighed, staring at the empty room

Scrapping what I wrote again

I gave in

And I closed my laptop.


Paolo Driussi.


lunedì 5 giugno 2023

 Mistakes Are Lessons





Show common sense
You can't let them drive you crazy.
You are the captain of your mind
And the master of your ship.
Don't let naysayers invade, throwing shade.
When you let them into your world,
you are vulnerable
To letting them control your life.
We all learn from experience.
Mistakes are lessons that you learn
From your own upbringing.
Paolo Driussi

domenica 4 giugno 2023

 A Bit Of Myself





I want to leave a bit of myself everywhere I go
A foot-finger-thumb-print somewhere, waiting to be
Dusted up in it’s swirlish geometry.
This sweet shallow voice of yours, reverberates so
It might slide under chipped paint on walls and stick,
So if you leaned in close, you would hear
The soft whisper of my breath on your cheek.
In this way I leave a bit of me in every room,
In this way I leave a trail of odds and ends
Owed to my having taken up this space,
Though for a short time
Paolo Driussi.

martedì 30 maggio 2023

 Far Away From Here




Far away from here
That crash the surface of my mind
Into the abyss of fathoms deep
There with every memory I can find
Lives a peace that only I may keep
Sweet and lovely dreams
Of yester-year and yester-love
Offer me a brief nostalgic thrill
Let me see once again
The smiles of those who loved me
Inside this sea of still
Take me to this world that rests
Let me linger till the night is through
Take me to the world that I once knew
Paolo Driussi.


giovedì 25 maggio 2023

Dancing in a rose meadow





In a state of half wakefulness, 

I lay dreaming of you, 

Dancing in a rose meadow

Amidst pervading perfume, 

You saw me watching and smiled my way. 


I joined you in that rose meadow

And we danced together, 

Suddenly, you vanished into thin air, 

And a thousand thorns pricked me.


Paolo Driussi.


 In the heat of the night





Held captive in blinking time windows

Heartbeats captured in subjectivity’s vertigo

In amber awareness like clanging signals

For a slow awareness of approaching objectivity.


Paolo Driussi


mercoledì 24 maggio 2023

 Flowers I Won't Pick




When my life, as flowers do

Begins to fade, not to be blue, 

A new life like a new plant around me grows

I think back now as I suppose


It’s not that thorns have never stung

It’s just that song  that I haven’t sung

Like a flower that reflects in morning sun

The softest petals, moonlight spun.


Paolo Driussi


giovedì 18 maggio 2023

 THE SKY OF PADUA




We are fingerpainting the sky of Padua.
White cotton words appear
From clouds passing by
While tiny violins spin in the air.
Doves coo their contentedness
Trailing off the pleasant breeze.
Paolo Driussi

martedì 16 maggio 2023

SPRING




 It should have come in April,

Hadn't shown first week of May.

I waited through the winter,

Eagerly waiting for the day

when the sun would shine with vigor,

The rain would no longer fall.

Today the sun is shining and

Spring, at last, has come to call.


I welcomed you with open arms

And I threw some blossom in the air


A cheery bird song was heard.

New sights, new sounds, new pleasures

As all of Nature stirred.


Paolo Driussi

domenica 14 maggio 2023

 THANK YOU MOM





I am remembering
How she sent my ship of dreams
Sailing clear waters
And remembering
That loving smile each morning
Her outright courage
In face of straits
I was such a happy kid!
After all these years
Thank you Mom!

Paolo Driussi.