In questa Festa dei Nonni
Oggi, in questa Festa dei Nonni, il mio cuore si volge ai ricordi, a quei momenti che hanno scolpito nella mia anima l’amore per i miei nonni materni. Non ho mai conosciuto i nonni paterni, ma quelli materni, con la loro vita semplice e contadina, sono stati per me un faro di calore e affetto. Ogni domenica, quando mia madre mi portava a trovarli, era come entrare in un mondo dove il tempo scorreva più lento, profumato di terra e di storie antiche.Mio nonno era un uomo di poche parole, un po’ appartato. Lo rivedo seduto accanto al muretto che separava la sua terra da quella di suo fratello, perso in chiacchiere che sembravano intrecciare il passato con il presente. Quel muretto non era solo un confine, ma un punto di incontro, un luogo dove le vite si incrociavano e i racconti prendevano forma. La sua presenza, silenziosa ma solida, era una certezza nella mia infanzia. Ma è mia nonna che porto nel cuore con un’intensità che non si spegne. Era una donna piena di vita, con un sorriso che illuminava tutto intorno a lei. È stata lei ad assistere la mamma quando sono nato, un legame che mi unisce a lei in modo profondo, quasi sacro. Ricordo ancora il racconto di quella notte, quando, alle due e mezza, si affacciò alla finestra per annunciare a mio padre, che attendeva ansioso sul marciapiede di sotto, che era nato “un bel maschietto”. Quelle parole, sussurrate nella quiete della notte, sono come un’eco che mi accompagna ancora oggi, un simbolo del suo amore e della gioia che ha provato nel darmi il benvenuto al mondo. Quando ero ragazzo e finalmente ebbi la mia prima bicicletta, il 25 marzo, il giorno del suo compleanno, diventava per me una missione speciale. Attraversavo tutta la città, con il vento che mi scompigliava i capelli, portando un pacchetto di paste, quei pasticcini che sapevo le avrebbero fatto brillare gli occhi. Lei mi accoglieva sempre con un abbraccio che sapeva di casa, di affetto puro, e quei momenti, così semplici, sono diventati i miei ricordi più preziosi. Ogni pedalata, ogni sorriso scambiato, era un modo per dirle quanto le volevo bene.Quando mia nonna ci ha lasciati, a ottantadue anni, il dolore è stato come un coltello nel petto. Anche se le nostre visite si erano fatte meno frequenti con il passare del tempo, la sua perdita ha lasciato un vuoto che non si è mai riempito. È stata una ferita che ha sanguinato a lungo, perché perdere lei è stato come perdere un pezzo di me stesso, della mia infanzia, del mio mondo. Eppure, so che non l’ho persa davvero. La porto con me, ogni giorno. È nella mia mente quando penso al suo sorriso, alla sua voce, a quella finestra aperta nella notte della mia nascita. È una presenza che mi guida, silenziosa ma sempre viva. In questa Festa dei Nonni, voglio celebrare lei, la mia nonna, che mi ha accolto nel mondo e mi ha insegnato il valore dell’amore con i suoi gesti semplici. Voglio ricordare le domeniche in campagna, le pedalate per il suo compleanno, quella voce che annunciava la mia nascita a mio padre. Voglio ringraziare lei e mio nonno per essere stati le mie radici, per avermi dato un amore che non si spegne. Ovunque sia, spero che mia nonna Ida sappia che il suo “bel maschietto” la ama ancora, e la porterà sempre nel cuore.
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